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venerdì 21 ottobre 2016

4 CONSIGLI PER GESTIRE LA GELOSIA TRA FRATELLI

Nell’articolo precedente abbiamo parlato di come la gelosia sia un sentimento sempre presente tra fratelli e sorelle, sia nel caso della nascita di un fratellino o di una sorellina, sia nel caso sia il più piccolo ad essere geloso del più grande.

La gelosia tra fratelli non va misconosciuta, non si può “far finta che non esista”, al contrario, bisogna prenderne atto, tenerne conto, aiutare i propri figli ad esprimerla e imparare a gestirla.

Ecco allora dei piccoli consigli sul come fare per gestirla al meglio ed evitare pesanti ripercussioni nelle relazioni familiari.

Quando nasce un fratellino o una sorellina, in maniera quasi automatica il primogenito diventa “il grande”. Bisognerebbe sempre evitare di utilizzare questa espressione, anche perché spesso viene utilizzata per richiedere al bambino una prestazione, un comportamento, un atteggiamento più “maturi” della sua età, “dai il tuo giocattolo al fratellino, dai tu che sei grande!”. Questo provoca nel bambino una grande frustrazione che viene esternata tante volte con atteggiamenti regressivi (richiesta di aver messo di nuovo il pannolino, del ciuccio, del biberon, di stare in braccio, etc.). Questi comportamenti sono una richiesta di aiuto da parte del bambino e non vanno criticati o biasimati. Una modalità per farli cessare non è quella di dire al bambino “ma che dici? Tu ormai sei grande per queste cose” ma quella di sottolineare come egli abbia delle capacità in più rispetto al fratellino, sappia già parlare, camminare, giocare etc.

Un altro errore che comunemente si commette è quello di far subito dei confronti. Per quanto venga spontaneo farli nessun bambino si vive bene il confronto con l’altro, poiché immediatamente penserà che l’altro ha qualcosa che a lui manca. Se la mamma dice “lui da piccolo piangeva sempre, lui invece è un angioletto”, oppure “lui è disordinato, invece il piccolo è ordinatissimo” queste frasi non vengono ascoltate dal bambino come la constatazione di una differenza, magari è con questa intenzione che la mamma l’ha detta, ma come un giudizio di valore, in cui l’altro vale di più perché possiede una qualità che lui non ha. Questo vale sempre, sia nel caso della gelosia del primogenito, sia nel caso di quella del fratello minore.

“E’ il tuo fratellino e tu DEVI volergli bene!”. Questo imperativo, sempre abusato dai genitori, impone che il bambino debba amare chi gli ha usurpato il posto, chi è venuto a rompere un equilibrio e a catturare quelle attenzioni che erano tutte per lui. È un imperativo impossibile da realizzare tout court. L’affetto si costruisce, non è automatico e non bisogna pretendere che lo sia. Se il bambino esprime dei sentimenti negativi nei confronti del fratellino, anzi, gli si dovrebbe dire che lui non è obbligato a voler bene al fratellino, che di certo è obbligato a rispettarlo, a non fargli del male, ma non ad amarlo. L’amore tra i due fratelli arriverà senza bisogno che qualcuno lo imponga, anzi se il bambino si sentirà libero di non amare, alla fine paradossalmente potrà amare più liberamente.

Quando un dei due fratelli fa un dispetto all’altro o gli fa del male è spontaneo reagire alzando la voce, rimproverando e punendo.
Non è questa però la strategia più adatta poiché non fa altro che inasprire gli animi e i sentimenti tra i fratelli.
Questo non vuol dire che i bambini possano essere liberi di picchiarsi e di farsi del male, un comportamento sbagliato, pericoloso e violento va sempre bloccato fermamente. Bisogna però considerare che non è un comportamento che viene messo in atto per “cattiveria”, ma per una debolezza. Il debole è proprio chi fa del male, poiché non trova un altro modo per esprimere la sua rabbia e la sua sofferenza. Anche in questo caso, riuscire a far incanalare la rabbia e l’impotenza nel discorso, trasformando l’azione in parole, può essere più utile ed avere dei benefici a lungo termine rispetto ad un rimprovero o a una punizione.

Dott.ssa Roberta La Barbera
Psicologa e Psicoterapeuta

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giovedì 20 ottobre 2016

COME GESTIRE LA GELOSIA TRA FRATELLI



Una delle difficoltà che mi viene spesso esplicitata dai genitori è “come faccio a gestire la gelosia tra i miei figli?
Bisogna considerare che quando si hanno due o più figli la gelosia è un sentimento con il quale dover “obbligatoriamente” fare i conti.
Quando incontro qualcuno che mi dice “siamo fortunati, il nostro primogenito non è assolutamente geloso del piccolo” invito i miei interlocutori a soffermarsi un po’ su questa “presunta” fortuna, facendoli riflettere sul fatto che probabilmente una gelosia “non espressa” è una difficoltà in meno per il genitore che non deve gestirla ma è di certo un problema in più per il bambino che non può esprimerla.

La gelosia tra fratelli, infatti, è sempre presente anche quando non è manifestata!

In questo caso è più problematica, poiché resta inconscia e l’inconscio ha degli effetti anche se noi non ce ne accorgiamo.
Ci sono dei bambini che arrivano in studio con alcune sintomatologie (tic, agitazione, difficoltà del ciclo sonno-veglia, etc.) che regrediscono non appena il bambino, per esempio attraverso il gioco o il disegno, riesce ad esprimere il fastidio, l’aggressività che prova nei confronti del fratellino o della sorellina.
Spesso i bambini che presentano queste problematiche sono dei bambini molto buoni, accondiscendenti, ubbidienti, dei “bravi bambini”, molto suscettibili al giudizio dei genitori, che mai potrebbero permettere a se stessi di “comportarsi male”. Sono quasi sempre dei bambini con un ipercontrollo delle loro emozioni. Ma le emozioni provate, da qualche parte scalpitano per venir fuori ed essere manifestate, e qui vengono “in aiuto” i sintomi, che sono un modo per mostrare la loro sofferenza, spostando l’attenzione dal motivo reale ad un altro.
Quando nasce un fratellino o una sorellina, quindi, bisogna sempre incoraggiare l’altro figlio ad esprimere le proprie emozioni, anche, e soprattutto, se queste sono negative. Ciò le renderà meno pesanti, più gestibili e più tollerabili al bambino.
Come sappiamo bene, infatti, il non detto, tutto ciò che noi non possiamo dire è molto più pesante da sopportare di ciò che possiamo esprimere liberamente.
Far esprimere al bambino le proprie emozioni non significa, naturalmente, dargli il permesso di maltrattare il fratellino o la sorellina o farlo sentire una “vittima” della situazione, significa, piuttosto, fornirgli uno luogo di ascolto in cui possa sfogare la sua sofferenza, possa esprimere il suo disappunto, senza per questo sentirsi svalorizzato e senza intaccare la sua autostima.
A volte capita, infatti, che un bambino che mostri la sua gelosia venga in qualche maniera biasimato per questo “ma dai…non c’è motivo di essere geloso”, “non dirmi che sei geloso del fratellino”, etc. Queste frasi gli faranno pensare che la sua reazione sia sbagliata, che l’altro non si aspetti questo comportamento da parte sua, che lui non sia adeguato a far fronte a ciò che accade.
Se invece ci troviamo di fronte ad un bambino che esprime la gelosia, la rabbia, anche con manifestazioni di aggressività fisica nei confronti del fratellino, spesso tendiamo a rimproverarlo, attribuendogli una “cattiveria” che non è reale ma che al bambino può arrivare come un’etichetta “io sono cattivo”.
Ma la gelosia può essere anche del figlio minore verso il fratello o la sorella maggiore. Questo tipo di gelosia viene meno considerata, di solito, dai genitori. Nonostante questo, però, anche questa forma di gelosia può avere degli effetti sintomatici nei bambini.
In realtà, questi effetti sintomatici non rimangono relegati all’infanzia; infatti, se non sono opportunamente compresi da parte dei genitori e dunque adeguatamente gestiti, possono avere degli strascichi anche molto pesanti nell’età adulta.
Penso che sia capitato a tutti di conoscere degli adulti che presentano delle relazioni molto problematiche con i fratelli e con le sorelle e che anche in età adulta dichiarano la preferenza di un genitore per l’uno o per l’altro, le ingiustizie subite, le esclusioni, etc.
Per tale motivo è bene porsi fin da subito il problema, sia quando la gelosia è manifesta, sia quando non lo è.
Nel prossimo articolo fornirò delle indicazioni più precise sulle modalità più adeguate per far fronte a tale problematica.

Dott.ssa Roberta La Barbera
Psicologa e Psicoterapeuta